domenica 13 novembre 2011

Un'anticipazione

Gli scritti brevi raccolti nel volume nascono da due proposte linguisticamente antitetiche, ma con una “stanza” comune ad accoglierli. Nel loro reciproco confronto emerge una riflessione sulle trasformazioni generazionali avvenute nei decenni trascorsi attorno al tema della memoria. L’intento comune è  rivolto al superamento  di un banale resoconto di esperienze private o personali, autobiografiche diremo, a favore invece di un’esigenza, anche etica, nel riscoprire alcune vicende collettive.
I racconti di Walter “Sessanta” Chendi, tenuti insieme da una sottotrama che è anch’essa parte della narrazione, sono interpretati con lo spirito e la forma delle Maldobrìe, da lui già indirettamente affrontate nel suo lavoro di autore di fumetti. Essi gettano uno sguardo ironico, a volte cinico, su un periodo storico abbondantemente discusso dalla critica nelle sue vicende e conseguenze. Ne esce una carrellata di esperienze umane, esposte senza dar sfogo al ricordo, ma immaginate, trasposte dalla realtà, esagerate a volte, in alcuni casi non troppo. Vi è celato il tentativo di superare il coinvolgimento nostalgico per un tempo che, per questioni anagrafiche, l’autore ha inevitabilmente vissuto, affrontando invece i fatti “umani” con giusta distanza. Quello da lui raccontato è un passato che “è” anche presente, nelle voci di una generazione che lo sente proprio e che finisce giornalmente per condividerlo verbalmente, nelle forme e nei contenuti, più per necessità che per scelta.
Quella raccontata da Roberto “Quaranta” Franco è una generazione che vive esperienze di cesura e frammentazione nella lettura del proprio tempo presente e passato, a causa di percezioni dello stesso, sorrette da un esagerato dinamismo. Tutto cambia e si trasforma senza che vi sia la possibilità temporale per una assimilazione sufficiente. Le vicende storiche, anche recenti, subite più che vissute, sublimano immediatamente in un “passato mitico”, interpretato così inevitabilmente con una continua sensazione di perdita. La vicenda storica collettiva, sostituita sempre di più dalla vicenda personale, riporta infine in evidenza la nostalgia quale unico strumento di lettura del “tempo trascorso”;  l’incapacità di vivere il presente lo traduce poi inevitabilmente in un “passato-rimpianto”.
Di questi punti di vista analoghi, ma al contempo profondamente diversi, di un passato “ancora presente” e di un presente “già passato”, gli autori narrano nei loro racconti.

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